Потерянная Луна (I)

Pubblicato il da Riccardo

Потерянная Луна, la Luna Perduta (ma anche Confusa, Perplessa, un doppio senso interessante alla luce dei fatti), di Vadim Rostov, il libro sul
quale ho basato il lavoro che state leggendo.




















Fu solo il 18 Agosto 1989, nel pieno della glasnost gorbacioviana, e oltre venti anni dopo che Neil Armstrong e Buzz Aldrin avevano lasciato le loro impronte nella polvere del Mare Tranquillitatis, che l’URSS riconobbe di avere, per lunghi anni, avuto mire analoghe. In tutto quel tempo, Mosca aveva sempre negato l'esistenza di un programma teso allo sbarco di astronauti (o meglio: cosmonauti) sulla Luna, bollando con la solita dose di spocchia, ogni illazione in merito. In realtà, nel 1961, all'inizio della corsa spaziale e galvanizzati dai successi ottenuti mandando in orbita il primo satellite e i primi esseri viventi, il Cremlino aveva annunciato l'intenzione di conquistare la Luna e di stabilirvi una base. Del programma, in seguito, non si seppe più nulla, e ciò fece scrivere ai giornali dei partiti comunisti occidentali, ovviamente indipendenti da Mosca, che il Cremlino non intendeva sperperare denaro necessario al benessere del proletariato in simili futili idiozie, ma la realtà era un'altra.

Analizzare i retroscena e le ragioni di quello che è realmente successo dietro le quinte del programma lunare sovietico, appare, anche a distanza di anni, piuttosto complesso e difficile. Proviamoci, seguendo il programma spaziale sovietico a partire dal suo mentore, e premettendo che ci sono tuttora punti mai completamente chiariti.




Королёв, Сергей Павлович

Nato a Zhytomyr, oggi in Ucraina, da padre russo e madre ucraina, il 30 Dicembre 1906 (secondo il calendario giuliano in uso nell’impero zarista) o il 12 Gennaio 1907 (secondo il calendario gregoriano introdotto da Lenin nel 1918), morto a Mosca il 14 Gennaio 1966, Sergjeij Pavlovich Korolev (si pronuncia Serghjèij Pàvlavic Karaliòff, ma da qui in poi userò, per i nomi russi, la grafia comune in Italia, altrimenti dovrei scrivere Garbaciòff anziché Gorbaciov, eccetera), ingegnere aeronautico, fu capo del programma spaziale sovietico dalla fine degli anni Quaranta fino alla sua morte.



Insieme a Friedrich Zander, lanciò il primo razzo sovietico a propellente liquido nel 1933. Vittima della Grande Purga del 1938, passò i sei anni successivi ospite del GULag, otto mesi in una miniera d'oro della Kolyma (che, assieme alle torture subite dopo l'arresto per estorcergli una confessione, gli costarono la salute, portandolo alla morte ancora relativamente giovane), il resto in una sharashka, campo di "rieducazione tramite il lavoro" d'élite, riservato a intellettuali e scienziati - di fatto una sorta di laboratorio militare coatto (sono frutto del lavoro dei detenuti nelle sharashki, per fare un esempio, il bombardiere in picchiata Peshka, l'ottimo Tupolev 2 e la katyusha, oltre il reverse engineering di un B29 che portò al Tupolev 4).

Dopo il rilascio, divenne progettista di razzi e figura chiave nello sviluppo degli ICBMs sovietici. Accademico (cioè membro dell'Accademia delle Scienze) dell'URSS, supervisionò i primi progetti spaziali, Sputnik e Vostok, ma, soprattutto, si occupò del progetto di inviare l’uomo sulla Luna. E lo fece in segreto, senza riconoscimenti ufficiali per decisione del Politbjurò, tanto che quasi nulla della sua attività trapelò in Occidente fino all’avvento di Gorbaciov. Alla commissione del premio Nobel che, per due volte, chiese alle autorità di Mosca chi fosse il realizzatore dello Sputnik, Kruscev rispose cinicamente: "Non possiamo indicare una singola persona, è l'intero popolo che sta costruendo la nuova tecnologia". Le rampe di lancio, spiegò Kruscev, avevano mandato in orbita il socialismo. Per lunghi anni, perfino in URSS, non si seppe nulla di lui, era noto solo come il "Capo", a volte il "Progettista Capo".

Il segreto cadde subito dopo il funerale, nel 1966, quando Korolev su sepolto sotto le mura del Cremlino, massimo onore per un cittadino sovietico. Ma lo stesso si seppe sempre abbastanza poco di lui, salvo qualche dettaglio pittoresco: era superstizioso, evitava i lanci dei missili il lunedì, vietava la presenza di donne sulle rampa. C'è da chiedersi come avrà sopportato la prima cosmonauta, Valentina Tereshkova. Si dice che i due si detestassero cordialmente, e l'animosità della donna per Korolev crebbe dopo la missione spaziale, nel corso della quale andò storto tutto quello che poteva andare storto: per poco la Tereshkova non perse la vita a causa, fra l'altro, del malfunzionamento dei razzi frenanti che costrinsero i sovietici a prolungare la missione, prevista in origine per ventiquattro ore, a quasi settantadue, mentre i tecnici cercavano di reindirizzare da terra la Vostok (in un'intervista al New York Times nel 2007, la Tereshkova ammise di avere sempre saputo che l'accaduto non era colpa di Korolev ma di averlo detestato per la sua misoginia, che lo avrebbe portato a commentare che con una donna a bordo, la missione non poteva che andare male).


Solo in occasione del ventennale della sua morte, nel 1986, Korolev ebbe i pubblici riconoscimenti cui aveva diritto.


Korolev e Gagarin .



Francobollo dedicato dalle Poste dell'URSS a Korolev nel ventennale della sua morte

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