Потерянная Луна (VI): Восход e la morte di Korolev

Pubblicato il da Riccardo

La prima missione, Voskhod 1, partì in ritardo, il 12 Ottobre 1964, dopo che fu sostituito l'equipaggio principale (il comandante, si scoprì, era ebreo, e il padre di un altro membro dell'equipaggio era stato fucilato dall'NKVD negli anni Trenta). Korolev andò su tutte le furie. Si dice stesse per telefonare a Kruscev per chiedere spiegazioni, ma fosse stato fermato dall'amico/rivale Chelomjei con la frase "sta zitto cretino che quella testa di cazzo (Kruscev, nda) ci voleva mandare tutti in Siberia quando ha scoperto che stavamo per spedire in orbita un ebreo e il figlio di un traditore".


Voskhod con tunnel EVA esteso


La missione durò 26 ore a causa delle condizioni, veramente infime, di abitabilità della navetta e del putsch che abbatté Kruscev durante il volo, ma stabilì comunque diversi successi, mandando in orbita per la prima volta tre uomini, solo uno dei quali un astronauta vero e proprio, il comandante Vladimir Mikhaylovich Komarov, essendo gli altri due, Konstantin Petrovich Feoktistov e Boris Borisovich Yegorov, rispettivamente un ingegnere e un medico.


La seconda missione, partita oltre sei mesi dopo e con due soli uomini di equipaggio, stabilì un altro primato propagandistico, quello della prima EVA, o "passeggiata spaziale", come veniva allora chiamata. Solo dopo il crollo dell'URSS si è saputo che, quella che, a tutti gli effetti, fu solo una bravata voluta dal Cremlino e preparata in fretta e furia dagli scienziati di Baikonur, per poco non costò la vita all'astronauta Leonov. A causa di questo, e di altri problemi, anche questa missione durò poco più di 24 ore anziché i sei giorni previsti. Al rientro, la Voskhod finì fuori rotta e atterrò nel mezzo di una foresta siberiana dove gli astronauti dovettero attendere le squadre di recupero circondati da un branco di lupi affamati.


La Voskhod e la sua carenatura


Erano previste altre quattro missioni, che comprendevano durate in volo fino a 20 giorni, equipaggi interamente femminili, l'uso di una cintura a razzi e di uno scafandro speciale per muoversi durante l'EVA svincolati dal cavo ombelicale, ma considerazioni tecniche imposero uno stop, anche se si dice che il volo "rosa" sia stato annullato per la fortissima opposizione dei cosmonauti, Gagarin in primis, ferocemente maschilisti. Le polemiche scatenate dietro le quinte, in Occidente si è saputo solo in anni recenti, dalla Tereshkova sulla condotta della sua missione, che, per poco, non le era costata la vita ("mi hanno sparata dentro quella scatoletta di sardine per pura propaganda, altro che parità", ha detto di recente, eppure è stata una comunista convinta, e, credo, lo sia tutt'ora), fecero il resto. Per vent'anni, nessun'altra donna avrebbe volato nello spazio). Il Programma Voskhod fu così annullato dopo la seconda missione, e Korolev poté concentrarsi sul programma lunare, che faceva capo al gigantesco razzo N1, e alla splendida creatura che aveva ideato in forma grezza nei primi anni 60, uno di quei miracoli ingegneristici che possono solo che lasciare attoniti per la genialità dell’intuizione, la semplicità della progettazione, la versatilità dell'idea: la navetta Soyuz. Chi scrive nutre grande stima per il genio di Korolev, superiore nella sua modesta opinione, a quello di von Braun se non altro per il fatto di aver dovuto lavorare con una tecnologia infinitamente inferiore a quella di cui disponeva il rivale.

 


La sistemazione dell'equipaggio sulle capsule Vostok e Voskod


Purtroppo, come ebbe a dire von Schiller, contro la stupidità nemmeno gli dei possono nulla, e quello che accadeva in URSS in quegli anni, nel settore spaziale almeno, rasentava la perfezione dell’imbecillità totale. Se gli USA avevano concentrato tutte le loro risorse in un unico programma, Apollo/Saturn V, i sovietici divisero le loro fra tre diversi OKB (Опытное Конструкторское Бюро, ufficio di progettazione sperimentale), il numero 1 di Korolev, il 51 di Chelomjei e il 586 (poi 5) di Mikhail K. Yangel (anche se gli ultimi due si occupavano, ufficialmente, di motori, solo OKB 1 era incaricato di ricerche spaziali). Ne nacque, nei fatti, una spietata competizione, dove ogni bureau tentava, tramite le conoscenze personali dei propri progettisti capo, di ottenere risorse maggiori dei rivali per portare avanti programmi che, in ultima analisi, erano sostanzialmente dei doppioni. In più, l'ascesa nelle grazie del conducator cremliniano, o la caduta in disgrazia agli occhi del medesimo, di questo o quel viceministro, amico od estimatore di questo o quell’altro OKB, facevano sì che si procedesse fra continui ripensamenti e aggiustamenti di rotta. Ne è esempio, fra i tanti, la risoluzione del Comitato Centrale del PCUS 655/268, datata 3 Agosto 1964, che invitava "le masse sovietiche a impegnarsi con entusiasmo allo scopo di portare il socialismo (sic) sulla Luna entro il 1967", in contrasto coi desiderata di Kruscev che si accontentava di un flyby, ma per il 1965... forse era un primo segnale che la sedia di Nikita Serghjejevich Kruscev cominciava a scricchiolare, fatto sta che dopo la sua deposizione, i progetti di Korolev e Chelomjei vennero unificati, creando nuovo scompiglio fra i progettisti, poiché ognuno dei bureau coinvolti tentava di far prevalere il proprio su quello del rivale. Vedremo in seguito meglio i dettagli.


Due progetti di Celomjei della fine anni Sessanta. In questo caso si prevedeva la discesa sulla Luna dell'intero bus spaziale, e non solo di un lander apposito. Il primo progeto rivelò una massa eccessiva per la spinta sviluppabile dal Proton, il secondo, alleggerito rispetto al precedente, avrebbe potuto portare due cosmonauti sulla Luna nel 1972. Fu abbandonato dopo Apollo 11.

Korolev morì in circostanze mai completamente chiarite, il 14 Gennaio 1966. Entrato in ospedale il 5 per operare un polipo intestinale (emorroidi, secondo altre fonti), non riprese mai conoscenza dopo l'anestesia e morì dopo 9 giorni. Difficile, anche se non impossibile, un omicidio politico. Korolev era, fra i progettisti sovietici, forse l'unico che aveva qualche speranza di battere gli americani nella corsa alla Luna, ed era sicuramente apprezzato molto più da Brezhnev che non da Kruscev; più probabile quindi si sia trattato di un caso, piuttosto comune nell'URSS di quei tempi, di malasanità, aggravato dalle precarie condizioni di salute risultate dopo la lunga detenzione nei campi. Due giorni dopo, un breve trafiletto e una foto sulla Pravda annunciarono la morte del "Capo progettista" del programma spaziale sovietico, senza ulteriori commenti.




La tomba di Korolev, nelle mura del Cremlino

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